Roberto Saviano, il nuovo libro: donne dentro al cuore dei clan

di FIORENZA SARZANINI

Martedì 16 aprile esce per Fuoriscena «Noi due ci apparteniamo» in cui lo scrittore racconta le donne della criminalità organizzata. Vittime o carnefici, comunque condannate a non tradire mai

Roberto Saviano, il nuovo libro: donne dentro al cuore dei clan

Roberto Saviano (foto LaPresse / Andrea Alfano)

«Non so da dove si inizia e non trovo le parole a giustificare questo mio gesto. Mamma, tu sei mamma e solo tu mi puoi capire… So il dolore che ti sto provocando, e spiegandoti tutto almeno ti darai una spiegazione a tutto… Non volevo lasciarti senza dirti niente. Quante volte volevo parlare con te e per non darti un dolore non riuscivo». Maria Concetta Cacciolla è donna di ’ndrangheta. Conosce le regole, ma sceglie di violarle. Mentre il marito è in carcere lei lo tradisce con un altro uomo. Un’onta che la sua famiglia non può sopportare. Maria Concetta viene picchiata, punita, segregata. E lei reagisce nell’unico modo che le sembra una via di uscita: consegnarsi allo Stato. Si pente, comincia a collaborare con i magistrati. Entra nel programma di protezione, va via dalla sua terra, abbandona gli affetti. Abbandona i figli. E per questo scrive a sua madre. «Dio un’unica cosa ti supplico, non fare l’errore mio… a loro dai una vita migliore di quella che ho avuto io. Dagli quello che non hai dato a me. Ora non ce la faccio a continuare più, voglio solo dirti di perdonarmi mamma della vergogna che ti provoco, ma piano piano mi sono resa conto che in fondo sono sola, sola contro tutti e tutto, non volevo il lusso, non volevo i soldi… era la serenità, l’amore».

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Roberto Saviano, «Noi due ci apparteniamo» (Solferino, pp. 272, euro 18,50)

Non c’è perdono per Maria Concetta. Non c’è futuro. A lei Roberto Saviano dedica uno dei capitoli del suo nuovo libro, in uscita martedì 16 aprile, certamente uno dei più drammatici ed emozionanti. Noi due ci apparteniamo è il titolo che ha scelto per raccontare le donne che hanno segnato la storia dei clan, vittime o carnefici, comunque protagoniste di quel codice d’onore al quale nessuna di loro è mai riuscita a sottrarsi. Il cuore trafitto che illustra la copertina scelta con «Fuoriscena» è il simbolo perfetto di «Sesso, amore, violenza, tradimento nella vita dei boss». Perché Saviano sa tratteggiare con maestria i personaggi, gli intrecci, i tormenti di queste donne condannate a stare sempre un passo indietro, talvolta da altre donne che — proprio come la madre di Maria Concetta — hanno come unico obiettivo il rispetto delle regole imposte dalle cosche. E se Lorenza, la figlia del capomafia Matteo Messina Denaro, alla fine ha dovuto chinare la testa dopo l’arresto del boss per non perdere il privilegio della ricchezza, c’è chi non ha accettato né legacci, né compromessi. Come Sabrina Durán Montero, la «reina de TikTok», che gestiva il traffico di stupefacenti ma sognava di diventare influencer con milioni di follower.

«Sabrina Durán Montero, è una brunetta molto carina, ciglia lunghe, unghie smaltate, un visino fatto col pennello. Su TikTok si fa chiamare Juakina Guzmán, ma tutti la chiamano la ina. Sei la più bella! Sei la regina! Che incanto che sei… Esci presto, di’ al tuo avvocato di spicciarsi! Sei ogni giorno più bella! Ti adoro… sei una dea!». Siamo in Cile, Sabrina è in carcere quando viene arrestata un’altra regina, Antonella Marchant, che guida uno dei clan di Santiago. Sono vite che si incontrano e alla fine si intrecciano, vite che però si spezzano sotto il peso di un’onta che proprio i capi del clan decidono di lavare. Perché in cella Sabrina e Antonella si innamorano e quando la prima lascia la prigione decide di rendere pubblica questa passione, sfidando le regole e i pregiudizi. La foto che Sabrina posta su TikTok mentre bacia Antonella è una provocazione, la dedica è una sfida. «Principessina mia, la amo tanto. Spero di piacerle anch’io, vita mia. Felice di essere la sua donna e che lei sia la mia». Crescono i follower, i commenti, gli apprezzamenti. Sabrina i milioni di follower è riuscita a conquistarli, così come la fama. Ma è una notorietà che il clan non potrà mai accettare.

La descrizione di Saviano sulla sua fine ha il potere di portare il lettore lì dove tutto accade, come fosse un film. «All’incrocio fra la Alberty Blest Ganna e Primera Transversal, due uomini incappucciati aprono lo sportello della macchina, la tirano fuori, le sparano. Sabrina cade a terra, faccia sull’asfalto. Non è morta. I killer stanno andando via. Se solo avesse il sangue freddo di restare ferma. Se solo avesse la freddezza di fingersi morta. Se solo Antonella fosse qui con lei. Ma Antonella non c’è. Nessun mitra sventaglia contro il cielo. E lei quella freddezza non ce l’ha, non l’ha mai avuta. Ha il suo giovanotto che l’aspetta a casa, non vuole morire. Vorrebbe solo che qualcuno la salvasse. E quindi fa ciò che ha sempre fatto, si agita come una bambina, in maniera scomposta. Commette errori. Questo qui è l’ultimo. Uno dei killer la vede, torna indietro, le spara ancora, e ancora, e ancora, finché lei rimane immobile, carne sull’asfalto, residuo umano sul fondo di un pentolone bruciacchiato, raschiatura, rigetto».

La storia di Lou, che Saviano sceglie di mettere all’inizio del libro, fa ben comprendere il valore che i criminali assegnano alle donne, comprese quelle che amano. Lui di sua moglie è certamente innamorato, ma quando al tavolo da poker ha un ottimo full e ormai nessun soldo per rilanciare, non esita. «La sua ultima fiche è la foto della moglie. La estrae dal portafogli e la lancia sul panno come se fosse un biglietto da cento, né più e né meno. Mi gioco lei». È la mossa che lo condanna, ma in quel momento Lou non può nemmeno immaginarlo. La passione del gioco, la voglia di rivalsa lo portano a umiliare ciò che dovrebbe essere il bene più prezioso. Gli uomini che proprio lui fa entrare nella stanza da letto per incassare la vincita, il terrore della donna, lo stupro e la sua disperazione lasciano attoniti e storditi, tanto da far apparire giusta la vendetta che viene consumata appena qualche giorno dopo.

Anna, Angela, Maria Grazia, Rosa, Gianna, Maria. Sono madri mogli, figlie, amanti. Sono sempre un passo indietro, al massimo di lato. Mai davvero protagoniste. Saviano lo sa, lo spiega. «Il figlio maschio porta con sé la possibilità di ereditare il potere, quella di moltiplicarlo, e anche quella di sostituire il padre. Se occorre fare un omaggio al padre, lo si può fare al figlio. Se occorre vendicarsi contro il padre, lo si può fare contro il figlio. E la figlia femmina? Vale zero. Niente». Accade quando i capi sono liberi, accade ancor di più se sono detenuti. Perché «padri, fratelli, a volte cugini, vigilano sulla condotta della donna del mafioso perché quello è il capitale da cui dipende tutto, è il titolo nobiliare che puoi smarrire. Se lei tentenna, se prova a costruirsi un’altra vita, se accoglie un altro uomo a cui, eventualmente, può trasferire il titolo, allora l’onorabilità della famiglia, i suoi affari, gli stipendi stessi sono a rischio. I maschi di casa diventano gli occhi stessi del capo incarcerato, non più sensibili all’affetto e al calore del legame famigliare ma alle necessità dell’organizzazione». E l’organizzazione non perdona chi sbaglia. Mai.

Gli appuntamenti

Giovedì 18 aprile, al Forum Monzani di Modena è in programma la presentazione in anteprima nazionale del libro di Roberto Saviano, Noi due ci apparteniamo: l’appuntamento con l’autore è alle 21. Sabato 11 maggio alle 15 Saviano sarà al Salone del libro di Torino con il direttore del «Corriere della Sera» Luciano Fontana. Dal libro è nato il reading teatrale Appartenere. La vita intima del potere criminale in scena il 3 maggio a Roma (Auditorium della Conciliazione), il 5 a Torino (Teatro Colosseo), il 6 a Genova (Politeama), il 14 a Milano (Arcimboldi) e il 15 a Bologna (Duse). Il tour del reading prosegue poi il 24 luglio a Varese (Giardini Estensi), il 27 luglio a Matera, (Parco del Castello Tramontano), il 28 a luglio Melpignano (Lecce; Palazzo Marchesale) e il 3 settembre a Fiesole (Firenze; Teatro Romano). Da martedì 16 aprile su Corriere.it la prima puntata della serie Sesso e mafia, videoracconti di Saviano tratti dal libro.

16 aprile 2024 (modifica il 16 aprile 2024 | 20:51)