Cronaca

Ue: “È un crimine lo sfruttamento della maternità surrogata”, esultano FdI e Pro Vita. Associazione Coscioni: “Ma la Gpa solidale non è reato”

Ue: “È un crimine lo sfruttamento della maternità surrogata”, esultano FdI e Pro Vita. Associazione Coscioni: “Ma la Gpa solidale non è reato”
(ansa)

La direttiva, che riguarda anche matrimonio forzato e adozioni illegali, è stata votata per ampliare il campo di applicazione nella lotta e nella prevenzione della tratta di esseri umani

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Il Parlamento europeo ha approvato con 563 a favore, 7 contro e 17 astensioni una direttiva che amplia il campo di applicazione delle attuali misure per meglio combattere e prevenire la tratta di esseri umani e sostenere meglio le sue vittime. Per sostenere le azioni dell'Ue contro la tratta di esseri umani anche al di là del lavoro e dello sfruttamento sessuale, la nuova legge criminalizza a livello europeo anche il matrimonio forzato, l'adozione illegale e lo sfruttamento della maternità surrogata.

Sfruttamento e costrizioni i veri reati

“Per ampliare le azioni dell’UE contro la tratta di esseri umani, oltre allo sfruttamento lavorativo e sessuale, la nuova normativa criminalizza, a livello europeo, anche lo sfruttamento della gravidanza per altri (GPA)”, spiega l’associazione Luca Coscioni. “Lo scorso gennaio l’Associazione Coscioni con altre associazioni appartenenti ad una rete europea, nata per unire le forze sul tema della regolamentazione della gravidanza per altri solidale contro le minacce di divieti universali, aveva inviato una lettera alle istituzioni europee chiamate a decidere sulla conferma o meno della criminalizzazione della Gpa, nel caso di sfruttamento e costrizioni. Il Parlamento europeo oggi conferma che la gravidanza per altri può essere un reato ‘di tratta’ nei soli casi in cui questa comporta lo sfruttamento delle persone coinvolte”.

Filomena Gallo: “La piena aderenza con la direttiva europea”

“La Ue conferma che lo sfruttamento ai fini di gravidanza per altri è l’unico reato universale possibile”, hanno dichiarato le avvocate Filomena Gallo e Francesca Re, avvocate e rispettivamente Segretaria nazionale e membro di giunta dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica. “Mentre il divieto assoluto, che vorrebbe introdurre la proposta di legge Varchi oggi in discussione al Senato, favorirebbe l’abuso e la clandestinità. La proposta di legge sulla gravidanza per altri solidale che l’Associazione Luca Coscioni ha elaborato insieme ad altre associazioni ed esperti, depositata dai senatori Ivan Scalfarotto e - con alcune modifiche - da Mariolina Castellone al Senato e dal deputato Riccardo Magi alla Camera, al fine di meglio tutelare tutti i soggetti coinvolti, introduce all’art. 600 del codice penale un nuovo reato di riduzione e mantenimento in schiavitù punendo con la reclusione da 8 a 20 anni ‘chi riduce o mantiene una persona in uno stato di soggezione continuativa, costringendola a prestazioni lavorative o sessuali o a portare avanti una gravidanza per altri’, in piena aderenza quindi alla direttiva europea approvata oggi".

FdI: La “pratica commerciale disumana”

Eppure FdI e Pro Vita esultano, parlando di criminalizzazione della maternità surrogata tout court. "Maternità surrogata, matrimoni forzati e adozioni illegali diventano reati in tutta l'unione europea”, dice la viceministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa Bellucci. Per Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, "la maternità surrogata è sempre una pratica commerciale disumana, che strumentalizza il corpo delle donne e trasforma i bambini in beni di consumo. Anche quando la donna fosse libera il bambino commissionato sarebbe sempre comunque la vittima di una vera e propria tratta di essere umani". Per Carolina Varchi, deputata dei Fratelli d’Italia e prima firmataria del disegno di legge che vorrebbe rendere la maternità surrogata reato universale, “l'utero in affitto è una pratica disumana, cinica, che offende le donne e rischia di trasformare la maternità in un business, come se i figli potessero essere equiparati a qualsiasi merce o prodotto acquistabile in negozio”.

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