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Israele, verso l’assalto finale a Rafah. E Hamas pubblica il video di Hersh, ostaggio simbolo

Israele, verso l’assalto finale a Rafah. E Hamas pubblica il video di Hersh, ostaggio simbolo
(afp)

Stando alle ultime ricostruzioni, sarebbe tutto pronto per l’invasione di terra. Manca solo la luce verde del governo

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TEL AVIV - Nonostante tutti gli appelli internazionali a evitare una nuova ecatombe, le forze armate israeliane hanno appena annunciato che è tutto pronto per l'avvio dell'invasione di terra in quella che considera l'ultima roccaforte di Hamas. Ci sono mani che scavano la terra cavando corpi dalle fosse comuni, e altre mani che alzano lunghe file di tende bianche allineate sulla terra sabbiosa. È a Khan Yunis che l'orrore di ciò che è appena accaduto convive con il terrore di quello che sta per accadere: nel compound dell'ospedale Nasser tra la disperazione e le lacrime riemerge dalle fosse una strage che l’Onu definisce “orribile”, il dipartimento di Stato Usa “preoccupante” e su cui la Ue chiede “indagini indipendenti” per “il sospetto” che “siano state commesse violazioni dei diritti umani”; ma a pochi chilometri da lì, intanto, si sta preparando l’area per accogliere gli sfollati che saranno costretti a lasciare Rafah durante l’attacco in forze israeliano.

“È tutto pronto, manca solo l’approvazione del governo”, ha detto un alto funzionario delle forze armate ribadendo quello che era evidente da giorni: Israele non ascolta gli ammonimento internazionali e procede sulla linea che ritiene indispensabile, quella cioè di dare lo scacco matto ad Hamas nella sua ultima roccaforte. Stamattina il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, e il capo di Stato maggiore Herzi Halevi sono volati in Egitto – racconta Axios – per incontrare i loro omologhi proprio per discutere l’imminente offensiva. Una mossa che l’Egitto non approva, almeno ufficialmente, e avrebbe ricordato la catastrofe umanitaria che si rischia entrando con l’esercito in una città in cui risiedono più di un milione di civili sfollati dal resto della Striscia seguendo le indicazioni impartite proprio dalle forze armate israeliane, che hanno demolito ed evacuato il Nord.

I campi profughi in allestimento sono d'altronde un'evidenza che ci si prepari ad accogliere gli sfollati dalle evacuazioni di Rafah. Le foto satellitari di Planet Labs PBC mostrano la nascita di un nuovo complesso di tende in costruzione proprio vicino a Khan Younis. E le immagini comparate del 16 e del 21 aprile mostrano che i lavori vanno avanti rapidamente. Lavori che ufficialmente non hanno paternità: Israele ha smentito di essere il costruttore di quelle tendopoli, e secondo il quotidiano Haaretz e altre fonti anonime ci sarebbe proprio l'Egitto dietro la realizzazione del campo.

Ma non deve essere un caso che proprio mentre dalle immagini satellitari spuntavano le macchie bianche di nuove tendopoli in costruzione, domenica il primo ministro Benjamin Netanyahu facesse gli auguri per la Pasqua ebraica che stava per iniziare annunciando “ulteriori colpi dolorosi” in arrivo contro Hamas, colpevole di aver fatto saltare il tavolo del negoziato sulla liberazione degli ostaggi in cambio del cessate il fuoco.

E non sembra un caso neppure l'accelerazione e il nervosismo dello stesso Hamas, che in un’intervista al quotidiano del Qatar Al Arabi Al Jadid ha smentito la ricostruzione israeliana secondo cui i miliziani avevano offerto solo 20 ostaggi nella prima fase del cessate il fuoco dicendo che in realtà ne avevano offerti il doppio, e sostenendo che il numero degli ostaggi ancora in vita sia decisamente più alto e che siano custoditi in un luogo inaccessibile a Israele. “Il governo mente alle famiglie degli ostaggi e le manipola”, ha detto l'alto ufficiale al quotidiano qatariota.

Ma il vero colpo di scena Hamas lo ha riservato per il pomeriggio quando ha diffuso per la prima volta dopo mesi il video di uno degli ostaggi, Hersh Goldberg-Polin: un ragazzo di 24 anni che il 7 ottobre era al rave quando i miliziani lo ferirono gravemente e lo rapirono. Nel video appare con un braccio amputato. In questo caso il tentativo di manipolare l'opinione pubblica usando gli ostaggi e le loro famiglie è più che evidente. Ma è chiaro che la mossa di Hamas dovrà essere rapidamente elaborata dal governo: sembra una pronta risposta proprio alla minaccia israeliana di tirare dritto contro ogni auspicio internazionale nell'attacco a Rafah, in cui Israele rischia di provocare una catastrofe umanitaria ancora più grave di ciò che ha già fatto uccidendo più di 34.000 persone in meno di 7 mesi, tra cui un'infinità di bambini e donne.

Gli Stati Uniti, il principale alleato di Israele, si sono espressi ripetutamente contro un’operazione militare che non tutelasse i civili, e lo stesso ha ribadito la ministeriale del G7 a Capri. Netanyahu ha detto che evacuerà i civili da Rafah senza però specificare i dettagli di un'operazione rischiosissima, così come non ha spiegato come intende fare a filtrare i miliziani dai civili. Il Wall Street Journal ha scritto, citando fonti egiziane, che i piani israeliani prevedono nelle prime settimane proprio l'evacuazione dei civili in coordinamento con gli Stati Uniti, l’Egitto e altri Paesi arabi. La destinazione sarebbe proprio Khan Younis, dove si stanno realizzando le tendopoli e dove Israele sostiene che allestirà strutture mediche e fornirà cibo.

Le forze di sicurezza israeliane sono convinte che il grosso dell'esercito di Hamas sia ancora operativo e ben asserragliato proprio a Rafah, dove ritiene si trovino anche gli ostaggi. La battaglia durerebbe molte settimane, almeno sei secondo i funzionari egiziani. Ma la sfida di combatterla senza una nuova insopportabile ecatombe sembra davvero un'utopia. Il dipartimento di Stato Usa, il presidente Joe Biden e gli altri leader alleati hanno univocamente ammonito Israele a non procedere su una strada minata: “Non pensiamo che ci sia un modo efficace per evacuare 1,4 milioni di palestinesi. Non c'è modo di condurre un'operazione a Rafah che non porti a danni civili eccessivi e ostacoli gravemente l’assistenza umanitaria”, ha detto il Dipartimento di Stato. Le tende bianche sulla sabbia non sembrano compatibili con l'esigenza di garantire la sicurezza dei civili e con il “siamo pronti” proclamato dalle forze armate israeliane.

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