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Facebook e Instagram hanno un problema con il porno, e per risolverlo serve il nostro aiuto

Facebook e Instagram hanno un problema con il porno, e per risolverlo serve il nostro aiuto
I social network di Meta sembrano invasi da contenuti al limite del lecito, realizzati da creator sempre più brave a piegare le regole a loro vantaggio. Lo scopo è portare le persone sui loro profili di OnlyFans, ma qualche modo per difendersi c’è
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abbiamo scelto di non linkare le pagine citate e di includere il minor numero possibile di post per non dare ulteriore visibilità a questo tipo di contenuti

Vittoria ha i capelli biondi e gli occhiali. Anche Francesca è bionda, non porta gli occhiali e forse è di Napoli. Alessia si descrive come “rossa naturale” (però “non la solita rossa”), ama le borse e stare in costume.

Vittoria, Francesca e Alessia, ma anche Claudia, Martina, Alexis, Isabela, Julia e Celeste hanno tutte un profilo su Instagram (e tendenzialmente anche su Facebook) e hanno una cosa in comune: nelle loro foto, nei loro video, nei reel e nelle storie, sono solitamente poco vestite. Molto poco vestite. Non totalmente svestite, perché quello non possono farlo. Se lo facessero, Instagram e Facebook le bloccherebbero. Così, invece, Vittoria, Francesca e Alessia e Martina, Isabela e Celeste e le tante, tante, tantissime altre giovani donne che fanno quello che fanno loro, possono usare la vetrina offerta dai social network di Meta per promuovere i loro prodotti. Cioè i loro profili su OnlyFans.

Aggirano le regole di Meta su nudità e contenuti sessualmente espliciti per portare su Instagram e Facebook quello che su Instagram e Facebook non potrebbe starci. Il porno, per dirla senza tanti giri di parole.

reddit: una discussione recente sul porno su Facebook

Oltre i confini della suggestione

È un problema che hanno anche altre piattaforme (YouTube, per esempio), che si è intensificato a partire dal 2020, con la pandemia e l'aumentare della popolarità di OF, e che in qualche modo si somma a quelli legati a fenomeni sgradevoli come il revenge porn e la sextortion, a loro volta amplificati dalle crescenti capacità delle intelligenze artificiali, come di recente ha scritto anche la CNN. Abbiamo iniziato a interessarci all’argomento dopo avere notato, negli ultimi mesi, un’impennata di questo genere di contenuti nei reel che vedevamo su Facebook (seconda icona sia nell’app sia sul sito, poi clic su Reels) sia soprattutto dopo avere ricevuto alcune segnalazioni inaspettate. Nel senso che non arrivavano da quello che è solitamente il pubblico cui sono rivolti questi video: non maschi etero over 40 ma giovani donne. È un ulteriore segno che qualcosa non va: soprattutto su Facebook, la sensazione è che di questa roba ce ne sia ormai talmente tanta che deborda oltre il suo target d’elezione e arriva ovunque. Praticamente a tutti, anche a chi non la cerca abitualmente.

Qualche rapida verifica e qualche ricerca online lo confermano, anche se in maniera empirica: c’è chi racconta e ci ha raccontato di vedere reel di questo tenore con una frequenza di 1 ogni 5, se non 1 ogni 3, oppure addirittura 1 su 2. Personalmente, oltre il 50% dei video che popolano il nostro feed su Facebook sono così: ragazze ammiccanti e seminude che simulano rapporti sessuali o rapporti orali, che si tolgono le mutandine in mezzo alla strada, che fanno la mossa Basic Instinct e molto, molto, molto altro ancora e il cui profilo rimanda a un canale Telegram o a una pagina su OF dove vedere di più. E pagare, ovviamente. Va precisato che tutti questi contenuti ci sono capitati davanti agli occhi senza averli cercati, semplicemente iniziando a scorrere i video e già dalla prima volta. Come potrebbe fare qualsiasi utente di Facebook o Instagram, che abbia 30, 40 o 50 anni. Oppure 14 anni, anche.

Le pagine sono più o meno tutte uguali: su Facebook, praticamente nessun post (tranne magari uno fissato in alto con il link al canale Telegram) e decine e decine di reel; su Instagram, tantissimi post e qualche storia. E ovviamente il linktree (cos’è?) in bella evidenza che rimanda a OnlyFans.

Perché succede soprattutto su Facebook?

Una delle ragioni di preoccupazione di questo problema ha proprio a che fare non solo con la quantità di contenuti del genere ma anche con la loro facile reperibilità, cioè con il fatto che possano capitare nel feed non solo degli adulti ma anche di ragazzini e ragazzine. Che forse hanno meno elementi e meno consapevolezza per resistere e sfuggire alle tentazioni.

Ma perché succede? Perché Vittoria, Francesca, Alessia, Isabela e tutte le altre postano così tanto su Facebook e Instagram? Lo fanno perché da grandi vogliono diventare influencer? Decisamente no. Anzi, a Vittoria, Francesca, Alessia, Isabela e a tutte le altre, di Facebook e Instagram frega probabilmente poco. Non gli interessano proprio. Ci stanno perché è l’unico modo per farsi conoscere. Succede per due motivi. Prima di tutto, perché su OnlyFans (come spiegammo all’epoca del nostro test della piattaforma) non c’è un vero motore di ricerca per i profili, e dunque gli altri social sono sostanzialmente l’unico modo per le creator e i creator per portare traffico alle pagine personali. La seconda ragione è che i link a OF non sono molto ben visti in giro per la Rete: un conto è presentarsi con una pagina che inizia con onlyfans.com, un altro è farlo con un linktree. O con una pagina di Instagram o Facebook, appunto.

Il fatto che siano su Facebook merita fra l’altro qualche ragionamento in più: perché lo usano? Che ci stanno a fare? Su Facebook ormai non ci sono solo i boomer? È un po’ una leggenda metropolitana, ma un po’ è anche una delle ragioni per cui queste ragazze ci stanno e fanno quel che fanno: se è vero (e questo in effetti è vero) che sul più vecchio fra i social ci sono in prevalenza persone over 30 e over 40, quello è proprio il tipo di pubblico che cercano. Adulti che hanno gli stessi desideri dei più giovani, ma probabilmente maggiore capacità e autonomia di spesa.

instagram: un post di Alex Mucci che rispetta le linee guida di Meta

Il linktree di una creator italiana attiva su OF (è il primo dei due link)
Il linktree di una creator italiana attiva su OF (è il primo dei due link) 

Cosa fa Instagram (e cosa potrebbe fare meglio)

Questa cosa è talmente vera che su Facebook ci sono pagine come OnlyFans Promo che raccolgono migliaia e migliaia di iscritti e raggruppano decine di creator italiane di contenuti per adulti e che addirittura online ci sono guide pratiche e specifiche (come questa) a Come promuovere OnlyFans su Facebook.

E però, è su Instagram che si fanno i numeri grossi ed è infatti qui che ci sono profili come quello di Paola Saulino (che è già al secondo passaggio dopo essere stata bannata una volta) o di Alex Mucci, che ha oltre 8 milioni di follower e nel 2022 fece tantissimo parlare di sé facendosi fotografare seminuda accanto alla Venere di Botticelli dentro gli Uffizi. Come si vede dalle immagini che posta, negli anni Mucci è diventata bravissima a capire che cosa può mostrare e che cosa non può, sino a che punto può abbassare il reggiseno senza fare vedere troppo, quanta parte del corpo può scoprire senza ricevere un ammonimento che riduca l’operatività e la visibilità del suo profilo. È diventata brava a ingannare Instagram, così come molte colleghe.

Questo punto è importante: da Meta ci hanno spiegato che “abbiamo policy molto chiare che definiscono esattamente quali contenuti sono ammessi sulle nostre piattaforme e quali no, questo include i contenuti di nudo con le relative eccezioni” e che “vogliamo che le persone utilizzino le nostre piattaforme per esprimersi liberamente ma allo stesso tempo dobbiamo tutelare la nostra community e soprattutti i più giovani affinché abbiano esperienze positive e sicure”. Ancora: “Per mantenere piattaforme come Instagram al sicuro, ci avvaliamo sia di strumenti tecnologici in grado di identificare automaticamente violazioni e prendere i dovuti provvedimenti sia di revisori umani in grado di comprendere il contesto più ampio in cui un contenuto è inserito”. Ci sono anche parecchi grafici che mostrano quanto questo lavoro sia effettivamente efficace (le IA sono molto brave con il nudo, banalmente perché hanno tanto materiale su cui allenarsi): “Parlando di nudità e post di natura sessuale, da ottobre a dicembre 2023 la diffusione di questi contenuti su Instagram è stata dello 0,05%-0,06% (cioè 5-6 contenuti ogni 10mila, ndr) e dei 10,9 milioni di contenuti di nudo che abbiamo rimosso, il 96,8% è stato identificato tramite l’IA ancora prima che gli utenti li segnalassero”.

I grafici sono interessanti e riportano numeri notevoli, che dicono tanto ma non dicono tutto: non dicono quanti siano i contenuti che a Instagram e a Facebook sfuggono, che è esattamente il nodo della questione. Perché qui non si parla di nudo totale, di violazione delle policy, del porno che si potrebbe vedere su PornHub o su YouPorn: si parla del cosiddetto soft porno, si parla di allusioni, di rapporti sessuali non consumati ma simulati, di simulazioni lasciate intendere. Si parla di fare quello che fa Alex Mucci: arrivare al limite, mostrare esattamente il massimo che si può mostrare e non un millimetro di più. Si parla di battere Instagram al suo stesso gioco e fare sì che la lista dei contenuti vietati le si ritorca contro e diventi un’arma a doppio taglio: tu mi dici che cosa non posso mostrare, e io mostro tutto il resto. Tonnellate di tutto il resto. Le creator sanno esattamente sino a che punto possono spingersi, e sono diventate molto brave a farlo.

Dal Transparency Center di Meta, i contenuti relativi a nudo e attività sessuale rimossi da Instagram negli ultimi anni
Dal Transparency Center di Meta, i contenuti relativi a nudo e attività sessuale rimossi da Instagram negli ultimi anni 

Un estratto della lunghissima (e dettagliatissima) lista di contenuti che non si possono pubblicare sui social network di Meta
Un estratto della lunghissima (e dettagliatissima) lista di contenuti che non si possono pubblicare sui social network di Meta 

Perché Meta non può fare di più

Una cosa va detta, in tutto questo: la sensazione è che quelli di Meta siano ben consapevoli della questione e non neghino che alcune cose si potrebbero fare meglio. Insomma: non hanno cercato di convincerci che il problema non esista, hanno però provato a farcelo vedere dal loro punto di vista.

Per riuscire a mettersi nei loro panni, nei panni di una multinazionale che ha quasi 4 miliardi di utenti attivi nel mondo, è utile partire proprio dalla questione del “mostrare quello che si può e non un millimetro di più”: anche se “quello che si può” fosse moralmente discutibile, sgradevole, indecente o imbarazzante, se non vìola le regole, non vìola le regole. Parlando chiaro: se in una foto i capezzoli non sono nudi, se sono pixellati, sfocati, se sono coperti da una maglietta (anche se trasparente, aderente e magari pure bagnata) e dunque non si vedono, quella foto non può essere ragionevolmente rimossa da Instagram o Facebook.

Ma perché queste regole non possono essere più severe, allora? È una domanda lecita e prevedibile, in effetti. Perché non stringere ancora di più le maglie della rete, così da ridurre ulteriormente la presenza di post, video, storie e reel del genere? Per due motivi, principalmente: innanzi tutto, perché restrizioni ancora più severe finirebbero molto probabilmente per impedire la pubblicazione di contenuti su più o meno tutte le collezioni primavera/estate dei principali brand della moda, per non parlare di quelli delle aziende che producono lingerie; poi, perché questo finirebbe per ridurre drasticamente lo spazio per l’umorismo, la satira e le provocazioni, traducendosi in accuse di censura e limitazione della libertà di espressione.

Ci sono un altro paio di ragioni, cui noi utenti raramente pensiamo ma con cui Meta deve confrontarsi: ha da affrontare e investe risorse in problemi di moderazione decisamente più gravi di questo (pedopornografia, violenza, uso delle armi, bullismo e così via) e soprattutto le sue regole devono necessariamente essere uguali per tutti in tutto il mondo. Quello che è moralmente accettabile per noi, che sia un gesto, una foto, un video, una scollatura, magari non lo è in un altro dei Paesi in cui l’azienda opera. E viceversa, anche. E quindi che si fa? Ci si adegua al Paese più severo o a quello più permissivo? In un modo o nell’altro, si finirebbe per scontentare tutti.

Che possiamo fare noi per difenderci?

Premesso tutto questo, è ovvio che ci sia qualcosa che non va e che si potrebbe fare meglio. Che ci sono cose che Meta potrebbe fare meglio ma che anche noi, che usiamo i suoi prodotti, potremmo fare meglio.

Se l’azienda non può rendere ancora più stringenti le regole su sesso e nudità, forse potrebbe investire maggiori risorse nella loro applicazione: dalle informazioni in nostro possesso, non risulta esserci un team di moderatori umani dedicato specificamente al porno, che secondo noi avrebbero invece senso di esistere, così da avere tempi di risposta più rapidi alle eventuali segnalazioni. Anche perché al momento il cervello umano è ancora più bravo di quello di una IA a distinguere una cosa moralmente accettabile da una inaccettabile. O un nudo maschile inadeguato da un crocifisso, per esempio.

Una sensazione che abbiamo avuto nei giorni passati a fare ricerche per scrivere questo pezzo, ma anche negli ultimi anni di utilizzo delle principali piattaforme, è che questo problema sia meno presente e meno pronunciato su TikTok: il social di ByteDance è indubbiamente più severo nella moderazione (a volte pure troppo), ma è anche possibile che questa impressione sia legata alle diverse attività di visione fatte sulle varie app. Questa seconda ipotesi ci porta a quello che possiamo fare noi utenti per ridurre la presenza di contenuti del genere nel feed: da Meta ci hanno ricordato che “le persone possono controllare la loro esperienza su Instagram, anche relativamente a quello che la piattaforma consiglia” e che “il sistema raccoglie segnali nel tempo (account che si seguono, like, commenti e così via, ndr) per poi proporre contenuti in linea con i singoli interessi”. E però, “nel momento in cui questi contenuti non dovessero più essere d’interesse, ci sono vari modi per limitarli”: si possono segnalare i contenuti ritenuti inopportuni, ma anche “si può accedere alla sezione Esplora, tenere premuto su uno dei contenuti proposti e fare clic sui 3 puntini e poi su Non mi interessa”. Allo stesso modo, su Facebook si possono usare sempre i 3 puntini per scegliere Nascondi, e in entrambi i casi si otterrà una minore visione di ulteriori contenuti di quel genere.

Per i minorenni ci sono altre protezioni ancora: “Quando un utente tra i 13 e i 18 anni si iscrive a Instagram, impostiamo automaticamente l’account in modalità Privata e limitiamo di default i contenuti considerati sensibili (come le nudità, ndr) visibili nelle sezioni Esplora, Ricerca e Reel”. Questa è fra l’altro un’opzione che possono attivare anche i maggiorenni, accedendo alle Impostazioni dell’app, cliccando su Contenuti suggeriti e poi regolando i vari parametri.

Come su Italian Tech abbiamo scritto spesso, le piattaforme social sono diventate ormai talmente grandi, e devono macinare quotidianamente una mole di contenuti talmente ampia, che è oggettivamente impossibile aspettarsi che riescano da sole a stare dietro a tutto e ad arginare tutti i post discutibili o di cattivo gusto. Però nel tempo ci hanno dato sempre più strumenti per provare a difenderci da soli. A prescindere da quello che fanno le varie Vittoria, Francesca, Alessia, Claudia, Alexis, Isabela e tutte le altre.

@capoema