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Stasera in tv a Report ‘Food for profit’, il docufilm sulle ipocrisie dell’industria della carne

Stasera in tv a Report ‘Food for profit’, il docufilm sulle ipocrisie dell’industria della carne
(ansa)

La trasmissione di Rai 3 trasmetterà domenica un inquietante indagine sul mondo che lega l’industria della carne alle lobby, già un caso al cinema

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Il lato oscuro della carne. Altro che il film Guerre Stellari. Si parla delle nostre tavole, tutti i giorni a pranzo e a cena. E “loro” ? Condizioni invivibili. Torture vere e proprie. Maltrattamenti che vanno oltre l’umano. Tutto per cosa ? Una bistecca sul piatto, un petto di pollo panato? Il docu-film Food for profit di Giulia Innocenzi (già collaboratrice di Report) e Pablo D’Ambrosi che svela i rapporti fra l’industria della carne e la politica verrà trasmesso in televisione domenica 5 maggio alle 20,55 su Rai 3 a Report. L’indagine, frutto di un lavoro di cinque anni, mostra il filo che lega l’industria della carne, le lobby e il potere politico. Al centro, si legge nella presentazione del docu-film, i soldi, miliardi di euro, che l’Europa destina agli allevamenti intensivi che sono una delle principali cause dell’inquinamento ambientale e dei cambiamenti climatici. Il trailer era uscito lo scorso 24 febbraio e, dopo l’anteprima all’Eurocamera di Bruxelles, con un successo crescente nelle sale italiane, grazie a passa parola e tam tam, il documentario è stato presentato lo scorso 20 marzo alla Camera dei deputati. Un documentario investigativo che ora approda in Rai grazie all’iniziativa di Sigfrido Ranucci.

(ansa)

Un significativo riscontro di pubblico subito dopo l’uscita al cinema ha fatto in modo che ora le sale italiane lo stanno richiedendo: il docu-film alza il velo sugli allevamenti intensivi e su tutto quel che accade in nome del profitto. Una cosa è riempire il carrello di carne a basso prezzo per il barbecue, un’altra vedere l’agonia degli animali che finiranno sulle nostre tavole. Dietro gli 80 milioni di chili di carne consumati ogni anno da un italiano, ci sono infinite sofferenze e torture, tutte in nome del profitto. Come mostra Food for profit, viene rivelato il lato oscuro della carne mostrando, grazie a un lavoro investigativo durato cinque anni, l’atroce realtà degli allevamenti intensivi.

(fotogramma)

E il documentario indipendente di Giulia Innocenzi e Pablo D’ambrosi sta diventando un caso. Si tratta di un film-inchiesta che racconta il sistema e le ipocrisie dell’agribusiness, e mette al centro i 400 miliardi di denaro pubblico della Politica agricola comune in larga parte destinati agli allevamenti intensivi, tra infiltrati con telecamera nascosta ai piani alti dell’Europarlamento e immagini di quel che accade negli allevamenti di tutta Europa. Ciò che ha dato più fastidio ai signori della carne sono le indagini compiute sotto copertura, intervistando eurodeputati e lobbisti, che a Bruxelles sono circa 2500 (Pekka Pesonen, numero uno dei lobbisti della carne, nega l’esistenza di allevamenti intensivi). Mentre si discuteva di un presunto Green Deal che, in realtà, ha destinato quasi 400 miliardi alla Politica Agricola Comune lasciando le cose pressoché immutate fino al 2027. Così, inconsapevole, ogni contribuente paga le sofferenze degli animali e l’arricchimento degli allevatori.

Il documentario inizia in Polesine, dove gli allevamenti intensivi sono spuntati come funghi (si contano due milioni di polli, 15/16 mila malati), stipati in immense gabbie sporche e maltrattati. I più piccoli, che non possono generare profitto, vengono soppressi per non sprecare mangime. Si passa poi in Germania, dove l’industria del latte usa antibiotici sulle mucche, per farle crescere di più. Negli allevamenti di massa (che ormai sono la norma: il 90 per cento in Italia, il 99 per cento in Usa) i sussidi pubblici ispirano progetti di editing genetico degni del nazismo applicato al mondo animale: razze Frankenstein prodotte con mutazioni del DNA per ottenere più carne, polli senza piume, fino all’idea di suini a sei zampe per ottenere più prosciutti (come se le scene del film riservate ai maiali non fossero già abbastanza orripilanti).

Food for profit ha superato al momento le 500 proiezioni con numeri da record sui social: gli account totali raggiunti, fra Instagram e TikTok, sono oltre 3 milioni, con più di 6 milioni di impression. La scorsa settimana il documentario è salito sul podio dei film con la migliore media di occupazione sala, conquistando anche la vetta di primo film in Italia per occupazione sala. Intanto è online la petizione per chiedere lo stop ai sussidi pubblici agli allevamenti intensivi promossa da Eumans, associazione per i diritti che ha come presidente Marco Cappato e segretario Lorenzo Mineo, il lobbista con telecamera nascosta del documentario Food for profit. Hanno già aderito: Marco Mazzoli, Gabriele Muccino, Selvaggia Lucarelli, Andrea Scanzi, Lorenzo Biagiarelli, Luca Sommi.

Giulia Innocenzi ha approfondito i temi trattati nel film, che documenta il suo confronto diretto con allevatori, multinazionali e politici. Un lavoro condotto con una squadra di investigatori che ha lavorato sotto copertura negli allevamenti intensivi dei principali paesi europei, svelando la realtà che si cela dietro le eccellenze della produzione di carne e formaggio. A Bruxelles, un lobbista è riuscito a portare con sé una telecamera nascosta nelle stanze dove le decisioni vengono prese, raccogliendo informazioni sconvolgenti. Un successo di pubblico non scontato viste le difficoltà riscontrate durante la produzione di questa inchiesta che ha richiesto anni di lavoro e fatica. “Nessuno voleva finanziare questo film. E’ stata una produzione dal basso – ha detto Innocenzi – denunciamo i 400 miliardi di euro della politica agricola comune di cui la maggior parte viene destinata agli allevamenti intensivi.Questi sussidi devono finire”

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