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Accusa, difesa, tempi, come potrebbe andare a finire: tutto quello che c’è da sapere sull'affaire TikTok

Accusa, difesa, tempi, come potrebbe andare a finire: tutto quello che c’è da sapere sull'affaire TikTok
È una partita che durerà (almeno) 9 mesi e sul cui esito deciderà il prossimo presidente americano: vediamo le forze in campo, le colpe, i meriti e la linea di difesa del social network più discusso degli ultimi anni. Che alla fine potrebbe essere davvero sconfitto
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Ursula von Der Leyen dice che “non è escluso” un bando di TikTok nell’Unione europea, dopo che il presidente americano Biden ha firmato la legge che potrebbe vietare TikTok negli Stati Uniti. Da più parti si moltiplicano le voci contrarie al social network di origine cinese, con esponenti politici che arrivano a dire che “sappiamo quanto è pericoloso”.

Ma com'è potuto accadere? Com'è che quella che era una delle app più scaricate in Europa e negli USA fra 2020 e 2021 (proprio nell’anno della pandemia è stata la più installata in Italia) è diventata il nemico pubblico numero uno dell'Occidente? E anche: davvero TikTok potrebbe essere bandito dai nostri smartphone?

tiktok: le parole del CEO di TikTok dopo la firma di Biden

@tiktok

Response to TikTok Ban Bill

? original sound - TikTok

I tempi: non prima del 2025

Proviamo a capirlo, iniziando dal fronte più caldo, che è quello degli Stati Uniti: nella notte italiana fra il 23 e il 24 aprile, il Senato americano ha approvato (79 voti favorevoli e 18 contrari) la proposta di legge che potrebbe portare al blocco di TikTok. Il provvedimento è passato con un trucco, una manovra politica che in Italia è ben nota: è stato inserito dentro a un altro provvedimento, quello che riguardava l'invio di ulteriori aiuti militari all'Ucraina. Il testo è arrivato sulla scrivania di Biden, che l'ha firmato e fatto diventare legge nell'arco di poche ore. Impone che ByteDance, la compagnia che controlla TikTok, ceda il social a una società americana oppure cessi ogni attività su suolo americano, ma anche concede 270 giorni di tempo per farlo.

Nove mesi sono tantissimi, ed è fra l'altro già previsto che possano essere allungati di altri 3 mesi “qualora ci fossero evidenti progressi in direzione di un accordo”, e sono un tempo non casuale. La prima bozza parlava di 6 mesi: ora che sono diventati (almeno) 9, la decisione finale verrà presa entro il 23 gennaio 2025. Cioè non dall'attuale presidente ma da quello nuovo. Che potrebbe essere Biden o molto più probabilmente Trump, che si è già detto contrario al divieto, nonostante che fosse favorevole quando era alla Casa Bianca.

Perché TikTok ha successo?

Ci sono almeno 8 ragioni (che abbiamo esplorato nel dettaglio qui) e la prima è l’algoritmo con cui la piattaforma traccia il profilo di ogni utente, impara a conoscerne i gusti per continuare a proporre video che abbia voglia di guardare. Non solo gestisce un numero enorme di parametri ma anche capitalizza sui deficit di attenzione tipici di questi tempi: quando ci si stanca di un video, dopo ce n’è un altro che rinnova l’attenzione, e poi un altro, un altro e un altro ancora. Nel frattempo l'algoritmo impara, in un loop che si autoalimenta ed è fondamentalmente la base su cui si fondano tutti i social, ma che TikTok è stato bravo a costruire meglio.

Poi: il tempismo, con l’arrivo dopo la scomparsa di Vine e prima dei lockdown; la facilità d’uso; il rapporto stretto con la musica; il successo accessibile, con tante storie (anche italiane) di persone che hanno trovato lavoro o creato aziende grazie a TikTok. Ancora: è una macchina da trend; ha lasciato spazio crescente alle news e ai giornali in un momento in cui Meta e Google toglievano spazio alle news ai giornali; è ancora relativamente giovane e ha una mentalità da startup che gli permette di sbagliare e tornare indietro senza troppe conseguenze.

Quali sono le accuse contro TikTok

Per il possibile blocco negli USA ci sono ragioni ufficiali e ragioni non dette ma forse più verosimili e realistiche. Le prime: i politici americani hanno parlato di una non precisata “minaccia alla sicurezza nazionale” che sarebbe rappresentata da TikTok, di “rischi per la salute mentale dei più giovani” e del fatto che “i nostri dati non sono al sicuro”, inteso come le informazioni personali dei circa 170 milioni di americani che hanno un profilo su TikTok. I motivi veri sono probabilmente altri, e sono da cercare nelle crescenti tensioni fra Cina e Stati Uniti, nella già citata ed evidente apertura di TikTok al mondo dell’informazione, che ha disarmato Facebook e Google nella lotta con gli editori, e più in generale nella concorrenza spietata ed efficace che la piattaforma sta facendo ai colossi della Silicon Valley. L’ex presidente Trump non mente quando dice che “il blocco di TikTok è un favore a Facebook”. Così come a Instagram, Twitter e YouTube.

Che cosa fa di male TikTok?

Niente. Detto meglio: niente che non facciano già i social americani, con la differenza che non è americano. TikTok raccoglie gli stessi dati di Facebook, di Instagram, di Google e di tutti gli altri. E negli ultimi 20 anni le medesime accuse di condizionamento mentale, rischio dipendenza, pericolosità per gli adolescenti, interferenza elettorale e sfide pericolose sono state rivolte più o meno a tutte le piattaforme. Che però non sono di origine cinese. Il punto sta sostanzialmente tutto qui, nel fatto che i dati degli utenti potrebbero teoricamente finire a Pechino ed essere teoricamente usati come arma contro l’Occidente. Anche questo è però un punto controverso: le informazioni degli iscritti americani a TikTok stanno fisicamente negli Stati Uniti e sono gestite da una società americana (Oracle); le informazioni degli iscritti europei a TikTok stanno fisicamente in Europa e sono gestite da una società britannica (NCC).

Perché TikTok potrebbe perdere

Nonostante questi dubbi, e nonostante che molte pubblicazioni prestigiose si siano schierate dalla parte di TikTok, dal Guardian all’Atlantic, che ha fatto notare che "non dobbiamo assomigliare alla Cina e non dobbiamo scordarci che siamo l’America", sino a Forbes, che ha definito la piattaforma di origine cinese “un faro di democrazia nel panorama dei social”, non è improbabile che TikTok alla fine perda la battaglia legale negli USA. La società ha confermato l’intenzione di ricorrere contro la legge firmata da Biden, basandosi sulla presunta violazione del Primo Emendamento della Costituzione, che tutela la libertà di parola e di espressione. È una strategia che di solito funziona, e probabilmente TikTok potrebbe vincere.

Potrebbe se non ci fosse un ostacolo che rischia di rivelarsi determinante: il testo della legge parla espressamente di “proteggere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti dalla minaccia rappresentata dalle applicazioni controllate da avversari stranieri”, e secondo numerosi esperti di diritto statunitense è difficile che un giudice scelga di pronunciarsi in favore di qualcosa che potrebbe potenzialmente essere un rischio per la sicurezza nazionale, per quanto non esplicitato. Senza entrare in eccessivi dettagli legali, è come se ci fossero due diritti fondamentali che si scontrano, ed è altamente probabile che quello sostenuto dal governo possa prevalere.

@capoema