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L’ultima mossa del governo contro le ong, un’ordinanza dell’Enac per bloccare navi e aerei. Sea Watch: “Non ci fermeremo”

L’ultima mossa del governo contro le ong, un’ordinanza dell’Enac per bloccare navi e aerei. Sea Watch: “Non ci fermeremo”

È firmata dalle direzioni territoriali siciliane, “a tutela” della Guardia costiera. Che bolla i salvataggi civili “prelievi” e li considera “indebiti”

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L’ultimo bastone usato per inceppare la macchina civile dei soccorsi nel Mediterraneo passa dall’Enac. Attraverso ordinanze delle proprie direzioni territoriali della Sicilia orientale e occidentale ha decretato “l’interdizione all’operatività dei velivoli e delle imbarcazioni ong sullo scenario del Mediterraneo centrale”.

I vari aeroporti siciliani hanno iniziato a notificare l’ordinanza nel tardo pomeriggio di ieri. L’obiettivo – spiegano dal mondo delle ong, che sta già studiando le contromosse – è tenere a terra aerei civili come Sea Bird di Sea Watch e Colibrì di Pilotes Volontaires, che non solo hanno più volte segnalato imbarcazioni in pericolo, ma hanno anche regolarmente documentato respingimenti, intercettazioni e violenze. Incluso contro navi di soccorso europee.

Sea Watch: “Atto vigliacco e cinico in vista delle Europee”

"Vogliono fermare i nostri aerei da ricognizione, ovvero gli unici occhi della società civile nel Mediterraneo. Occhi fondamentali per documentare le quotidiane violazioni dei diritti umani che vi avvengono, comprese quelle perpetrate dalla cosiddetta guardia costiera libica attraverso le motovedette e le risorse generosamente elargite dal Governo italiano”, tuonano da Sea Watch, promettendo battaglia contro “un atto vigliacco e cinico di chi usa la criminalizzazione delle ong come strumento di propaganda politica in vista delle imminenti elezioni per il rinnovo del parlamento europeo”. Le operazioni, giurano, non si fermeranno.

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Per la Guardia costiera i salvataggi civili sono “prelievi”

L’ordinanza – emerge dalla paginetta scarsa firmata dall’Enac – nascerebbe “dalle segnalazioni” trasmesse dal Comando generale della Guardia costiera. Oggetto? “Le reiterate attività effettuate da veicoli e natanti, riconducibili alla proprietà anche di soggetti extra-Ue che si traduce nel prelievo di persone migranti provenienti da rotte nordafricane”.

In realtà, si tratta di salvataggi, regolamentati da norme nazionali e internazionali che prevedono il dovere di soccorso. Ma per Enac e Guardia Costiera sono “un aggravio – così si legge - dei compiti istituzionali di intervento in mare”. Soccorsi e segnalazioni di navi e aerei ong sono “indebite azioni di intervento” – si legge nell’ordinanza - che addirittura “rischiano di compromettere l’incolumità delle persone migranti”.

Stop ai voli o fermo amministrativo

Per questo, ordina l’Enac, chiunque effettui salvataggi “al di fuori del quadro normativo vigente” è punito ai sensi del codice di navigazione e “con l’adozione di ulteriori misure sanzionatorie quali il fermo amministrativo”. Sulla base di quali poteri e facoltà Enac ordini – in via amministrativa – di bloccare le attività di monitoraggio e soccorso di navi e aerei civili, al momento non è dato sapere.

Nella giurisprudenza a sostegno dell’ordinanza emessa si citano solo le convenzioni internazionali sul soccorso in mare che sono sempre state alla base delle attività delle ong, più il piano Sar (Search and rescue) della Guardia Costiera del 2021.

Nel mondo ong c’è sconcerto, ma già si studiano le contromosse. Perché soccorrere – spiegano - è un dovere, non solo un diritto.

E come bene da tutelare anche giuridicamente è stato identificato anche in recenti sentenze, come quelle che hanno “liberato” navi come Humanity1 a Crotone, Ocean Viking a Brindisi. Un (nuovo) fronte di battaglia è aperto.

Le ong: “Non ci fermeremo”

Di certo Sea Watch non sembra avere alcuna intenzione di arrendersi. “Non fermeremo le nostre operazioni anche a costo di mettere in pericolo i nostri aerei. Questo attacco che calpesta il diritto internazionale non ci impedirà di continuare a dare fastidio a chi vorrebbe che quanto avviene quotidianamente nel Mediterraneo rimanesse segreto e senza foto e video a documentarlo”.

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